Aosta, scambiato per un vucumprà: “Ti ho detto che non voglio niente!”

Quando vediamo le persone di pelle scura, prevale in noi un pensiero comune per cui supponiamo in automatico che a tutti loro piaccia l’estate. Potrebbe essere vero in un certo senso, ma io rientro tra i casi eccezionali opposti: per me un semplice campo pieno di neve non ha paragoni. Potrebbe essere per la magia delle celebrazioni natalizie, delle luci che in quel periodo brillano in ogni strada e che danno un senso di anticipazione dell’arrivo di Babbo Natale e dei regali.

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È proprio in questo periodo che più amo fare shopping. Dovete sapere che ho un debole per le giacche: colleziono giacche di ogni stile, colore e misura.

Oggi voglio raccontarvi un aneddoto che risale a due anni fa, proprio durante uno dei miei acquisti.

È una giornata d’inverno più fredda del solito, ma esco comunque per fare una passeggiata a Torino. Ammiro con curiosità quanto sia ben vestita la gente qui: non si riesce a distinguere tra chi sta andando a un appuntamento romantico e chi sta solo andando a far la spesa; sembrano tutti usciti da una soap opera romantica. Lo scenario mi fa tornare in mente tutte quelle persone ben vestite a Ferrara, città in cui ho trascorso un cospicuo numero di anni.

In una delle vetrine in via Garibaldi noto un manichino in particolare: si distingue da tutti gli altri per quell’aria da Ronn Moss… Un’infinita eleganza con quella giacca color verde pistacchio!

Con uno scatto entro nel negozio e la provo immediatamente. Nel frattempo il commesso mi sta con il fiato sul collo, elencandomi svariati motivi per cui dovrei acquistare la giacca: “Mette in evidenza le tue spalle larghe”, “Il colore si abbina alla tua pelle”, “È l’ultimo pezzo e lo abbiamo venduto alla grande”, “Sembri una combinazione di Barack Obama e Will Smith”. Insomma, le solite strategie di vendita che però non funzionano con tutti, soprattutto con uno pignolo come me in fatto di abbigliamento.

Infatti, i bottoni non mi convincono per niente, ma sono un dettaglio a cui posso facilmente rimediare: li sostituirò con altri bottoni e qualche punto di cucitura che mi ha insegnato mia mamma quando ero un ragazzino. Quella giacca è mia!

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Qualche giorno dopo inizio la mia “caccia ai bottoni” in centro ad Aosta. Dopo aver dato un’occhiata alla vetrina di una merceria, decido di entrare. Saluto la signora dietro il bancone, e lei mi risponde:

‘No, non voglio niente!

Cerco di capire se si stia riferendo a me, ma ovviamente sono l’unico cliente in quel negozio. Allora le chiedo dei bottoni, ma non riesco a completare la frase. La signora mi ripete:

Ti ho detto che non voglio niente, non compro nulla, magari un altro giorno!

A quel punto capisco che ce l’ha davvero con me, ma il mio cervello ci mette un attimo per decifrare il suo messaggio.

Con voce calma e gentile, ma tanta rabbia dentro, giustifico il mio ingresso nel negozio: spiego alla signora che ho solo bisogno di un set di bottoni per la mia giacca nuova e che non voglio né venderle nulla né chiederle soldi. A questo punto la signora si intristisce imbarazzata, perché capisce che io non sono un venditore ambulante abusivo ma un cliente.

Io la guardo e non so come comportarmi, perché vedo che una donna dell’età di mia madre sta per piangere: non era mia intenzione, volevo solo dei bottoni. Poi faccio qualche passo verso la signora e la abbraccio, rassicurandola di non sentirmi offeso.

Le spiego che siamo entrambi vittime della stessa situazione, vittime di una struttura sociale che mette gli uni contro gli altri a prescindere dalle motivazioni che ci spingono a farlo. Nonostante dicano di “noi” che “siamo tutti uguali”, io sono un cittadino italiano rispettoso della legge, e che sono entrato in quel negozio solo per comprare bottoni.

Dopo quell’abbraccio sincero, iniziamo a ridere come madre e figlio.

Morale della favola: anche se a volte vorremmo esplodere dalla rabbia per un torto subito, basterebbero delle semplici parole gentili per sistemare tutto!