In un mondo stravolto dal cambiamento climatico, un folto gruppo di attivisti in Gran Bretagna ha preso un’importante decisione per contribuire a salvare il pianeta Terra: si chiama Birthstrike (sciopero delle nascite).
Questo movimento ha raccolto l’adesione di tante donne in tutto il mondo, le quali hanno consapevolmente deciso di rinunciare al dono della maternità per limitare le emissioni di carbonio.
Fin dalla nascita, infatti, ogni essere umano (e animale) lascia la propria impronta di carbonio, ovvero una quantità di gas ad effetto serra rilasciata durante lo svolgimento della sue attività.
Secondo uno studio svedese, ci sarebbe un risparmio di 58,5 tonnellate di CO2 per ogni bambino non nato.
Molti ricercatori prevedono un tetro scenario per il futuro del mondo: tra meno di 12 anni scoppieranno guerre per l’accaparramento di risorse, acqua e aria pulita, se il problema del cambiamento climatico non sarà affrontato seriamente.
Per evitare sofferenze ai bambini, che a causa dell’uomo si ritroveranno costretti a vivere su un pianeta tutt’altro che ecologicamente sostenibile, Blythe Pepino, fondatrice del movimento, ha deciso di respingere il desiderio di diventare madre:
Amo i bambini, voglio un bambino.
Datemi un mondo in cui averlo.
Altri attivisti si limitano ad avere soltanto un figlio.
Nascita e riproduzione sono innate in ogni essere vivente.
Se qualcuno decide di interrompere questo ciclo naturale è perché la situazione è estrema.
Tuttavia, bisogna essere molto cauti a parlare di sciopero delle nascite
per non aprire la porta a programmi eugenetici, razzisti o coloniali e per impedire le nascite solo in certe popolazioni.
Sempre secondo la ricerca svedese, sono i figli dei paesi sviluppati a causare molte emissioni di CO2: un figlio in Malawi ne produce solo 0,1 tonnellate.
Questo approccio, dettato dalla particolare sensibilità nei confronti di un’evidente realtà, implica tutta una serie di altre limitazioni: alimentazione rigorosamente vegana, rinuncia a viaggiare in aereo, vivere quotidianamente con il senso di colpa di crescere un “figlio unico” che non avrà mai un fratellino o una sorellina per scelta dei genitori.

A distanza di un anno dalla sua fondazione, i membri del gruppo hanno chiuso le pagine ufficiali dei propri canali social perché si è fatta strada un’associazione, seppur meramente formale, del nome Birthstrike alla condotta di matrice filo-nazista sul controllo delle nascite da parte della supremazia bianca.
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