… Chiedetemi dove mi sento “uno del posto”…

La storia è una realtà, le culture sono una realtà, ma le nazioni sono frutto di un’invenzione. Le nazioni sono un concetto: nascono, muoiono, decidono che confini delimitarsi, si espandono, si restringono e proprio per questo non possono costituire la base di partenza per capire un essere umano.
Odio la domanda: “Di dove sei?”. La provenienza da un determinato luogo mi intrappola nel privilegio della finzione della singola nazione, mi intrappola in una realtà (la mia realtà): l’esperienza umana e il mito del “vattene a casa tua”.
Non chiedetemi di ritornare da dove sono venuto perché, a dirla tutta, io sono un viaggiatore. Ho percorso chilometri e chilometri e sono diventato il frutto di milioni di esperienze. Non potrò mai propriamente ritornare al “mio paese” e trovarlo esattamente come l’avevo lasciato. Realizzerei che qualcosa è cambiato in me, ed è quel cambiamento che mi lega qui, soprattutto quel pezzo di me che è cambiato. Io non nego le mie origini, non nego il mio passato; ma non posso neppure negare il mio presente, che contribuisce a formare quello che divento ogni giorno.
Chiedere a qualcuno: “Di dove sei?” è spesso un codice per sapere “Perchè sei qui?”. Dovremmo piuttosto chiedere: “Dove ti senti ‘uno del posto?”. Questo slitterebbe la nostra attenzione sul cuore delle esperienze umane. Chiamiamo casa il luogo in cui risiede il nostro cuore e il mio cuore risiede nel presente e non nel mio passato. Sono semplicemente un viaggiatore.