È successo ad Alessandria, in un negozio di borse in pieno centro.
Tre ragazzi entrano, guardano la commessa e buttano la merce a terra.
Poi, uscendo, la salutano così:
CIAO NEGRA!
Ecco il racconto postato dalla protagonista di questa storia sul suo profilo Facebook:
Ieri pomeriggio nel negozio in cui lavoro da poco più di cinque anni entrano tre ragazzini quasi o poco più che maggiorenni, li accolgo, li saluto e ricordo loro di igienizzare le mani prima di toccare i prodotti.
Rispondono al saluto, mi guardano di sottecchi bonfonchiano e ridacchiano continuando a guardarmi.
Taccio e li fisso mentre si aggirano per il negozio con fare arrogante cogliendo lo sguardo di derisione rivoltomi, nonostante questo ho pensato che potesse non essere così, forse ero prevenuta, quindi mi avvicino con l’intenzione di chiedere se potessi aiutarli, ma prima di avere il tempo di fiatare raggiungono la porta e buttando giù due borse si accomiatano apostrofandomi con un
CIAO NEGRA
Non dimenticherò mai la sensazione provata in quel momento, un pugno allo stomaco ben assestato da cui cerco di riprendermi urlando un disperato:
Ti ho sentito!
tentando invano di raggiungerli per poter controbattere, ma i vigliacchi si dileguano.
Con l’amaro in bocca tiro su le borse che avevano deliberatamente buttato giù quasi come a tirar su i pezzi della mio essere, della mia Persona e della mia dignità che avevano altrettanto deliberatamente calpestato.
Non sono solita ad utilizzare Facebook o i social in generale per esporre il mio pensiero, questa volta però ho pensato potesse essere il giusto mezzo di comunicazione per proporre in maniera puntuale qualche spunto di riflessione: mi ha profondamente stupito che il comportamento in questione sia avvenuto da persone molto giovani, credevo davvero che per le nuove generazioni lo scoglio del colore della pelle fosse quasi o per lo più estinto.
La cosa che più mi affligge è che degli esseri umani, delle persone come me, senza alcun motivo o giustificazione hanno sentito il bisogno di entrare nel luogo in cui lavoro, trattarmi come fenomeno da baraccone e ricordami vigliaccamente che sono neGra; constato con amarezza la scelta dell “insulto”: non mi hanno dato della stronza, non mi hanno mandata affanculo, mi hanno detto “CIAO NEGRA” perché essere neri per gente come loro equivale ad un insulto, perché sei brutto, povero, uno schiavo, INFERIORE.
Alla luce di tutto questo, voglio far notare che potrebbe essere più semplice pensare, dire
fregatene, tanto sono dei cretini, degli ignoranti
credendo possa essere di conforto.
Non è di consolazione per un cazzo perché è doveroso indignarsi, arrabbiarsi e battersi contro questi episodi anche se isolati.
Sono stata educata dai miei genitori ad essere composta, pacata e ordinata perché sono NERA, per dimostrare che noi NERI non siamo solo una massa colorata colma di stereotipi buttati lì, ragione per la quale rivendico il diritto di denunciare, arrabbiarmi e mostrarmi insofferente anche sguaiatamente di fronte a questi tristi accadimenti.
Ricordiamoci che le parole sono importanti.
Fonte: Quotidiano Alessandria Asti online
Ti chiediamo scusa per questi poveri ignoranti(mi trattengo da altre affermazioni) spero in un mondo migliore per voi giovani, e condanno assolutamente qualsiasi discriminazione.