Comunicare con la terra. Anche questo in Africa si può.



In Africa sono molte le cose che sorprendono chi proviene dal mondo occidentale. Una di queste è certamente l’utilizzo del tempo.

Un orologio non serve, le attività che si susseguono a partire dalle prime luci dell’alba seguono un ritmo lento, naturale, che lascia spazio a chiacchiere, incontri, o anche semplicemente all’osservazione di quanto avviene lungo una strada o all’interno di un cortile, luogo d’elezione dell’universo femminile.

La preparazione dei cibi, pelare l’irrinunciabile montagna (letteralmente) di cipolle e le varie verdure ed infine accendere il fuoco richiede l’intera mattinata. Attività che non si svolgono mai nella solitudine di una cucina ma all’aperto, tra pettegolezzi e risate a piena gola di donne e ragazzine.

Ci si può interrompere per acconciare i capelli, per inseguire ed acchiappare un bimbetto che gattona fuori controllo dal cerchio femminile, ma poi si riprende la sorveglianza delle pentole immense (non ho mai visto tegamini o piatti monoporzioni, in Africa!).

Questo cenno “culinario” è solo una divagazione, un modo per far capire il valore e soprattutto la gestione del tempo, fattore che rappresenta anche il denominatore comune che caratterizza un’arte antichissima di tingere e decorare i tessuti: il bogolan.

Il bogolan, cioè “il risultato che dà l’argilla”, è la tecnica che utilizza il fango fermentato ed applicato sulla stoffa per creare motivi decorativi, perlopiù geometrici, dall’alto e non sempre esplicito valore simbolico.

È  un procedimento che richiede molto tempo e attenzione, oltre ad una grande esperienza. Posso affermarlo con certezza dopo aver preso in Burkina Faso numerosissime lezioni per imparare a stendere correttamente il colore e per eseguire tutti i passaggi senza sbagliare.

A prima vista sembra piuttosto semplice ma posso assicurare che è laborioso e difficile! Richiede mano ferma e il giusto dosaggio di fango sul pennello: troppo crea sbavature ed un disegno informe, troppo poco e il disegno risulterà presto sbiadito.

Per realizzare abiti, coperte, cuscini si utilizza principalmente tela di cotone, filata e tessuta a mano. I telai permettono di ottenere strisce di stoffa lunghe parecchi metri ma molto strette che successivamente vengono cucite assieme per ottenere la dimensione voluta.

Preparata la tela, è necessario inoltrarsi nella natura, sempre a portata di mano, per raccogliere gli ingredienti necessari per la decorazione: il fango, le foglie e le erbe della savana da far fermentare e macerare in recipienti colmi d’acqua. Bisognerà aspettare che raggiungano il giusto grado di saturazione prima di essere utilizzati per ottenere le tinture vegetali di varie gradazioni di colori: dal nero, al giallo e al rosso.

Quando tutto è pronto, finalmente è possibile iniziare il procedimento che permetterà di ottenere un bogolan.
Dapprima la stoffa è immersa completamente in un decotto (fatto bollire per cinque ore!) di n’galama, la base giallo ocra che permetterà di fissare gli altri colori. La tela viene sciacquata più volte infine stesa al sole.

La base vegetale può anche essere stesa a pennello in fasce alternate, in modo da creare un effetto a contrasto sul lavoro finito.

Una volta asciugata completamente, la stoffa inizia ad essere decorata con il fango, a mano libera o tramite stencil (come in questo caso). Terminata la decorazione, la stoffa viene ancora lavata per togliere l’eccesso di fango e stesa al sole ad asciugare.

La reazione chimica tra il fango ed il decotto vegetale rende indelebile la tinta applicata.

La stoffa può essere sottoposta a passaggi successivi in bagni di colore o mediante l’applicazione di altri pigmenti ed ottenere così risultati più interessanti.

In definitiva, per ottenere una pezza di stoffa colorata e decorata, dalla filatura del cotone fino alle ultime operazioni di sbiancatura (tramite candeggina, per esempio) di certe parti per ottenere effetti decorativi contrastanti, bisogna attendere alcune settimane.

Mentre si aspetta, sorvegliando ogni tanto il processo di fermentazione, le attività e la vita quotidiana continuano, a volte interrotte da qualche inconveniente.

Può capitare che i bambini, giocando in cortile, rovescino un bidone di tintura (è successo!) ma niente paura: con calma e filosofia si decide semplicemente di modificare la decorazione adattandola alla nuova situazione. Il risultato sarà comunque di grande impatto ed il procedimento assolutamente manuale avrà reso queste stoffe uniche.

Il bogolan non è solo bello, ma anche interessante. Ha sempre rivestito una grande importanza all’interno delle società dell’Africa occidentale in cui è diffuso (Mali, Burkina Faso).

Per gli uomini è legato alla caccia e costituisce una protezione contro le energie negative liberate dall’animale ucciso, mentre le donne indossano il loro primo bogolan in occasione del passaggio all’età adulta.

Gli elementi della decorazione costituiscono un vero e proprio testo: l’incrocio di linee è simbolo dell’essere ad un bivio, la conchiglia ciprea rappresenta la fertilità femminile e così via.

Il bogolan sta entrando timidamente anche nella moda occidentale, seppur ancora in misura molto limitata. È ancora poco conosciuto e diffuso, ma qui vediamo una giacca indossata da….. Michelle Obama!

M.Cristina B.

Seguimi su Instagram: elmer.couture

Facebook: Michela Mc