Un’inchiesta della BBC ha rivelato che in Cina, nella regione occidentale dello Xinjiang, le piantagioni di cotone e le fabbriche tessili sfruttano il lavoro forzato degli uiguri, una minoranza musulmana di etnia turcofona.

La Clean Clothes Campaign (Campagna Abiti Puliti) ha lanciato un appello con cui chiede ai grandi marchi della moda di boicottare tutte le fabbriche che sarebbero responsabili di questo crimine.

Dal canto suo, il governo cinese nega queste affermazioni, insistendo sul fatto che i campi sono “scuole di formazione professionale” e le fabbriche fanno parte di un programma di “riduzione della povertà”.
La campagna contro gli uiguri viene presentata come una lotta al terrorismo islamico, ma l’obiettivo finale dell’operazione è la cancellazione dell’identità uigura (le donne vengono sottoposte alla sterilizzazione).
Jasmine O’Connor Obe, amministratrice delegata di Anti-Slavery International, ha dichiarato:
È arrivata l’ora per i marchi, i governi e gli organismi internazionali di agire concretamente: basta vuote dichiarazioni.
Per porre fine alla schiavitù e agli abusi nei confronti delle popolazioni Uigure, Kazake e turco musulmane da parte del governo cinese, i marchi devono garantire che le loro catene di fornitura non siano collegate a queste atrocità.
L’unico modo per assicurare che non traggano profitto da questo sfruttamento è abbandonare la regione e terminare ogni tipo di relazione con i fornitori che sostengono questo sistema.
Gli attivisti parlano della
più grande sepoltura di una minoranza etnica e religiosa dalla seconda guerra mondiale.
Le atrocità nella regione uigura, tra cui la tortura, la separazione forzata delle famiglie e la sterilizzazione obbligatoria delle donne uigure, sono ampiamente riconosciute come crimini contro l’umanità.
Stando ai dati diffusi dalla campagna, un capo di abbigliamento su cinque, in tutto il mondo, è dunque
macchiato dal colore del lavoro forzato.
La coalizione chiede ai marchi chiamati in causa di
tagliare tutti i legami con i fornitori coinvolti nel lavoro forzato e di porre fine a tutti gli approvvigionamenti dalla regione uigura, dal cotone ai capi finiti, entro dodici mesi.
Perché il governo cinese si è accanito contro questa popolazione?
Gli uiguri sono una popolazione di lingua turca che abitava nell’odierna Mongolia. Il loro impero (khaganato uiguro, 9° secolo ) si estese fino alla regione dello Xinjiang.
Dal 1760, la dinastia Qing annesse ufficialmente il territorio all’impero cinese, senza tener troppo in considerazione la volontà dei suoi secolari abitanti.
Dagli anni ’90 iniziano a registrarsi i primi fenomeni di separatismo e scontri per fermare l’invasione cinese nella regione.
Lo Xinjiang, che significa “Nuova Frontiera”, è stato portato sotto il completo controllo della Cina nel 1949. È un territorio molto ricco di gas e petrolio.

Al suo interno è situato l’unico sito cinese dove vengono svolti, dal 1959, test di armi nucleari.
Inoltre, è un passaggio obbligato per gli scambi commerciali con l’Asia Centrale e l’Europa.
Gli uiguri non accettano la presenza dei cinesi han nella regione e denunciano da tempo le repressioni e le discriminazioni compiute dal governo.
Le autorità cinesi hanno rafforzato i sistemi di sorveglianza, grazie anche al ricorso a un impiego massiccio della tecnologia: si prelevano a ogni individuo uiguro campioni di sangue e di Dna, per collegarli, oltre che alla carta di identità, a qualsiasi tipo di acquisto ritenuto sospetto (ad esempio armi da taglio).
Agli abitanti dello Xinjiang capita di doversi sottoporre a controlli di polizia più volte al giorno, oltre che a procedimenti di riconoscimento facciale prima di accedere ai distributori di benzina, agli hotel e alle banche. Tutte le telefonate provenienti dall’estero vengono registrate e i privati cittadini sono obbligati a installare sul telefono un’app capace di controllare tutti i messaggi in entrata e in uscita.
Il Partito Comunista Cinese organizza incontri per rieducare i membri della comunità islamica affinché si allontanino da quella fede e imparino i fondamenti del socialismo, nonché a parlare cinese mandarino.
La questione della sicurezza economica e militare della nazione cinese si confonde con la componente religiosa, che continua a mostrarsi un ottimo alibi per portare avanti la campagna di repressione nei confronti degli uiguri.
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