Susan Moore è una dottoressa afroamericana che ha contratto il Covid-19 mentre svolgeva il suo lavoro.
Agli inizi di dicembre è stata ricoverata presso la struttura ospedaliera Indiana University North, ma i medici (tutti bianchi) non le somministravano i farmaci di cui aveva bisogno:
Non hai nemmeno il fiato corto
le ha risposto uno dei medici, negando i sintomi della sua collega.
Così Susan ha raccontato la sua storia in un video su Facebook, denunciando lo scetticismo e l’atteggiamento di sufficienza nei suoi confronti:
Se fossi stata bianca, non avrei mai sofferto così tanto.
Non mi fido dei medici di questo ospedale, vogliono dimettermi nonostante abbia una grave polmonite.
Spero di essere trasferita in un altro ospedale, non mi fido dell’Indiana University North Hospital.
Questo è il modo con cui i neri vengono uccisi, rispedendoli a casa nonostante siano molto malati e abbandonandoli a loro stessi.
Susan è stata dimessa pochi giorni dopo, ma il quadro clinico è peggiorato e dopo 12 ore è stata trasportata in un altro ospedale:
Quei medici stavano cercando di uccidermi.
Dove mi trovo ora sono tutti d’accordo nel sostenere che sono stata dimessa troppo presto; mi stanno curando per una polmonite batterica e per una polmonite da Covid-19, sto ricevendo terapie adeguate e farmaci antidolorifici.
Ma la dottoressa non ce l’ha fatta ed è morta lo scorso 20 dicembre.
Il razzismo nell’assistenza sanitaria non è una novità
La storia di Moore abbraccia una questione più ampia di quella che gli esperti chiamano pregiudizi razziali impliciti nell’assistenza sanitaria ai pazienti neri.
Gli studi hanno dimostrato che in alcune situazioni ai pazienti neri vengono prescritti meno farmaci antidolorifici rispetto ai pazienti bianchi.
Un recente articolo pubblicato sul sito dell’AAMC ( Associazione Medica Americana) ha attribuito questo trattamento iniquo alla storica e infondata credenza razzista che, per motivi legati a differenze biologiche, i neri non avvertono dolore:
hanno la pelle più spessa e le terminazioni nervose meno sensibili dei bianchi.
. Inoltre, essendo più inclini a contrarre malattie, non meritano cure di alta qualità.
Moore lascia un figlio di 19 anni, Henry Muhammed, e due genitori anziani, entrambi affetti da demenza, secondo un GoFundMe istituito per loro conto.
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