Cleveland, OHIO. Il 22 novembre 2014 un dodicenne afroamericano, Tamir Rice, è stato ucciso da un poliziotto bianco di 26 anni, Timothy Loehmann.
Tamir stava giocando in un parco giochi con una pistola e l’agente è intervenuto con il collega Frank Garmback dopo varie segnalazioni al 911:
maschio nero seduto sulle altalene che si toglie la pistola dai pantaloni e la punta alla gente.
Secondo la loro versione, i due poliziotti avrebbero ordinato per tre volte a Rice di alzare le mani, ma lui avrebbe rifiutato e avrebbe cercato invece di estrarre la pistola dalla cintura dei pantaloni.

Il video delle telecamere di sicurezza ha ripreso un’altra scena: le immagini mostrano l’auto della polizia avvicinarsi a Rice e nel giro di due secondi un agente gli spara contro due volte.
Si è poi scoperto che l’arma in questione era una pistola giocattolo.


Il procuratore della Contea ha preso le difese dell’agente Loehmann, concedendogli il beneficio del dubbio:
credeva di trovarsi di fronte a un tiratore attivo e ha avuto pochi secondi per prendere una decisione.
Le autorità hanno detto che le immagini del video erano sgranate, girate a distanza e non mostravano elementi sufficienti per incriminare gli agenti e il loro operato.
Lo scorso martedì, il Dipartimento di Giustizia ha riconfermato la loro innocenza in mancanza di prove sufficienti e di testimoni per sostenere le accuse penali.
La madre di Rice, Samaria, si è sfogata dicendo:
Hanno ucciso senza motivo un bambino di 12 anni.
Questo fa parte di un problema con cui conviviamo da tempi immemori, ovvero l’abuso del potere degli agenti di polizia nei conffonti dei neri.
Tuttavia, Loehmann è stato licenziato nel maggio 2017, non per la sparatoria, ma perché gli investigatori hanno scoperto che aveva fornito informazioni non veritiere nell’istanza presentata per diventare poliziotto.
Garmback, invece, ha ottenuto una sospensione di 10 giorni per guida scorretta fino al luogo in cui Rice è stato ucciso.
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