16 LUGLIO, FLORIDA. Izuchukwu Madubueze, 23 anni, si toglie la vita con un colpo di pistola in seguito alle accuse di stupro da parte di Nanichi Anese, influencer su Twitter.
La ragazza pubblica sul proprio profilo una lista non ufficiale e non autorizzata di nomi di uomini accusati di violenze sessuali da lei stessa.
Izu sa di essere innocente e di non aver mai fatto del male a nessuno e chiede a Nanichi di cancellare il suo nome da quella lista, ma Nanichi non vuol sentire ragioni.
Izu è un giovane imprenditore che ha avviato una sua piccola attività dopo aver iniziato a cucire in casa. Ora sente che la sua immagine è rovinata, sta male perché non con delle accuse di questo calibro è difficile mettere nella testa delle persone che non ha fatto niente, così decide di suicidarsi.
Izu chiude tutti i suoi account sui social e lascia questo videomessaggio in cui legge la sua lettera di addio:
“Ho visto i tweets in queste ultime settimane. Non mi è stata data una giusta occasione per ripulire il mio nome o per spiegare la mia versione dei fatti o per verificare se le accuse contro di me sono vere o no.
Alla mia famiglia, mi scuso per aver disonorato il vostro nome. Vi amo dal profondo del mio cuore.
A mia mamma, prego che tu rimanga forte.
A mio padre, hai sempre detto che Dio non mi dà mai un peso troppo pesante da sopportare, ma gli ultimi due anni sono stati i momenti più pesanti della mia vita… anzi, gli ultimi tre.
Al mio fratellino Ekene, ti voglio bene. Vorrei che non fossimo cresciuti così distanti.
A mia sorella, ti voglio tanto bene. Il futuro ti riserva grandi cose. Sarai una persona eccezionale.
AIfi e Duby, dite che vi ho molestate… Fa molto male.
Alle ragazze che hanno postato la lista, grazie per averlo fatto. Come ti ho già detto, Nani, con il tuo atteggiamento mi hai negato l’opportunità di difendere la mia reputazione e ti sei rifiutata di dirmi esattamente che cosa ho fatto di preciso da essere definita molestia, nonostante io ti abbia provato che non ho molestato questa persona…”
Dopo la sua morte la polizia apre le indagini. Nanichi mostra un messaggio sul suo cellulare, datato 2 luglio, inviatole da una ragazza:
“Ciao, cara. Volevo aggiungere Izu (non sono sicura del suo cognome) tra i molestatori. Il suo twitter è @legend_izu. A marzo mi ha contattata chiedendomi di essere sua amica. Mi sembrava simpatico e ho accettato. Scrive poesie, così ce ne siamo scambiate qualcuna. Ogni tanto mi mandava dei tweet sessuali anche se non mi interessavano, e lui lo sapeva. Lo faceva per gioco, ma sapeva di infastidirmi. Così al terzo messaggio l’ho bloccato. Ha iniziato a scrivermi messaggi da diversi numeri perché era arrabbiato che non gli parlassi. Poi ha smesso quando ho bloccato tutti i suoi numeri.”
Le opinioni sono divise tra chi pensa che un suicidio non prova l’innocenza, e chi pensa che la ragazza dovrebbe essere perseguita penalmente per aver pubblicato una lista di stupratori non ufficializzata da un tribunale di giustizia.
Rimane il fatto che dalle vecchie chat trovate sul cellulare di Izu spuntano messaggi scambiati con Nanichi, da cui salta fuori che Nanichi sarebbe una pretendente non corrisposta da Izu, che non ha accettato il suo invito di uscire con lei.
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