L’inquietante storia della tratta degli schiavi rievoca gli orribili momenti che gli schiavi africani hanno dovuto affrontare a causa del duro lavoro nelle piantagioni americane.
Per diversi secoli, gli africani vengono catturati, messi in catene e costretti a salire su navi verso nuove terre contro la loro volontà. Molti muoiono durante la traversata atlantica.
Per coloro che sopravvivono al viaggio, è l’inizio di una vita brutale e disumana. Tuttavia, non abbracciano mai completamente quell’atroce destino. Le ribellioni degli schiavi sono frequenti e destano enorme preoccupazione tra i padroni bianchi.
La più grande ribellione della storia ha luogo nel 1739 nella colonia britannica della Carolina del Sud: conosciuta come la Ribellione di Stono, viene guidata da schiavi originari del Kongo.
In seguito a questo episodio, i proprietari delle piantagioni vietano severamente l’utilizzo di strumenti a percussione nel timore che gli schemi musicali nascondano dei messaggi in codice.
Al posto dei tamburi, gli schiavi iniziano a usare i propri corpi per fare musica, accompagnando i canti e i balli con il battito ritmico delle mani che schiaffeggiano il petto, le braccia e le gambe.
Riaffiora, così, una tradizione musicale: la danza Juba, importata dal Kongo a Charleston (nella Carolina del Sud) e alla base di balli moderni come il Charleston, il Tip Tap e lo Stepping.

A partire dalla metà dell’Ottocento, questa danza viene coltivata in ambiente urbano e diventa una forma di intrattenimento negli USA attraverso vere e proprie sfide di ballo.

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