“La mia nascita è stata un “crimine”, un crimine perché mio padre è bianco e mia madre è nera. Mia madre ed io potevamo vedere mio padre solo se lei si vestiva da cameriera. Quando uscivano, i miei genitori dovevano sempre camminare sui due lati opposti della strada. A volte, per evitare problemi, tipo che mia madre venisse arrestata, i miei genitori facevano finta di non conoscermi. Appena sentivano avvicinarsi il suono delle macchine della polizia, mi mollavano come un sacco pieno di marijuana.” – Trevor Noah
Sotto l’apartheid le coppie miste che venivano scoperte potevano essere punite con pene detentive molto lunghe, e bambini nati da matrimoni misti come Trevor Noah rischiavano di essere portati via dai loro genitori. Come risultato, Noah trascorse gran parte della sua vita a nascondersi.
“Mia nonna mi teneva chiuso in casa quando ero a Soweto. Se la polizia si presentava, era un continuo giocare a nascondino.
La gente veniva incoraggiata a fare da spia. Era uno stato retto dalla polizia, quindi c’era polizia ovunque. C’erano poliziotti in borghese; c’erano poliziotti in uniforme. Il paese era sorvegliato in continuazione, le comunicazioni erano monitorate e chiunque poteva essere una possibile spia.
Poteva essere il tuo vicino di casa, se vivevi in una zona bianca; poteva essere il tuo vicino di casa, se vivevi in una zona nera. Un sacco di neri hanno collaborato con la polizia come spie. Venivano concessi loro dei privilegi speciali e venivano ricompensati con il denaro. Mi sento molto fortunato per il fatto che i miei genitori non si siano mai fatti coinvolgere da una cosa del genere.
da “Born a crime: Stories from a South African childhood” (Nato fuori legge: Storia di un’infanzia sudafricana), 2017.

“Mia madre è stata beccata mentre parlava con mio padre, mia madre è rimasta intrappolata nell’edificio in cui viveva mio padre, mia madre è stata trovata in un quartiere bianco oltre l’orario del coprifuoco, senza un giusto permesso. Per fortuna fu vista mentre era di passaggio nel quartiere, e grazie a ciò si risparmiò fino a quattro anni di prigione.
Mia madre passava una settimana in prigione, poi usciva, poi rientrava per un giorno, poi una settimana, una settimana e mezza, due settimane. … Mia nonna mi diceva: “Tornerà”.
Nessuno sapeva dove fossero i propri cari. La polizia non permetteva di fare neppure una telefonata, semplicemente sparivi per un po’. Quello che faceva più paura era il fatto che vivevamo in uno stato in cui alcune persone sono davvero sparite per sempre. Se la polizia sospettava che tu stessi progettando una qualche forma di resistenza contro lo Stato, allora per te era finita.”
Leggi anche
Lascia un Commento