L’aereo tocca la pista di atterraggio e molti passeggeri scattano dal sedile. Pur sapendo che potrebbe volerci un po’ di tempo prima dell’apertura del portellone, c’è sempre qualcuno che si alza e va ad occupare il corridoio centrale.
Questa è una cosa a cui assisto costantemente durante i miei viaggi, ma non andrebbe mai fatta per ben due motivi: sicurezza e buona educazione.
La fase di rullaggio (= spostamento di un velivolo sull’area di manovra di un aeroporto eseguito a terra, ovvero con le ruote del carrello poggiate sulla superficie della pista di volo, nelle manovre di decollo ed atterraggio) è comunque una parte del volo. I passeggeri sono tenuti a mantenere il proprio posto con le cinture di sicurezza allacciate fino alla relativa indicazione di spegnimento. È una regola che va rispettata per la nostra e l’altrui sicurezza.
Una brusca frenata, un problema agli impianti di bordo o un incendio sono casi (estremi e fortunatamente sporadici) che mettono in pericolo la vita e l’incolumità dei viaggiatori, se non possono essere gestiti con un’ordinata evacuazione del velivolo.
Oltre alle norme sulla sicurezza ci sono le norme di buona educazione, altrettanto fondamentali. Vi piacerebbe ritrovarvi qualcuno che si allunga davanti al vostro naso per raggiungere la cappelliera sopra la vostra testa e vi urta senza prestare alcuna accortezza?
Perché allora ci precipitiamo a prendere il bagaglio a mano e a ostruire il passaggio?
Per alcuni, alzarsi dopo aver trascorso ore ed ore seduto è un’esigenza fisiologica impellente. Per altri è l’urgenza di scendere dall’aereo il prima possibile per non perdere la coincidenza.
Secondo la psicologa Gaynor Parkin, amministratrice delegata dell’azienda Umbrella Wellbeing – team di specialisti neozelandesi che forniscono supporto psicologico sui posti di lavoro per trasformali in luoghi positivi, produttivi e ad alta prestazione – una possibile spiegazione potrebbe risiedere nell’illusione di controllo in quella che è essenzialmente una situazione incontrollabile:
alzarmi in piedi mi aiuterà a scendere prima.
Per qualcun altro lo stare in piedi conferisce un senso di
passaggio alla cosa successiva.
Altri ancora provano semplicemente ansia o soffrono di attacchi di panico quando si ritrovano in luoghi ristretti e affollati e non vedono l’ora di lasciare l’aereo. È un po’ come il battimani dopo l’atterraggio: è una liberazione, uno scarico di tensione.
E poi, invece, ci sono quelli come me che si godono il viaggio fino in fondo: finiscono il film che stanno guardando, fanno un rapido controllo delle tasche e dello zainetto…
Se tutti prestassimo più attenzione a questi particolari, potremmo sicuramente goderci un viaggio migliore.
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