Le Brewsters, il lato femminile della birra

Nel documentario How beer saved the world, trasmesso nel 2011 su Discovery Channel, un esperto di birra di nome Gregg Smith afferma davanti alla telecamera:

La birra ha cambiato il corso della storia umana.

Non solo una volta, non due, ma tante volte.

I produttori definiscono la birra

la più grande invenzione di tutte

perché sostengono che abbia aiutato a creare la matematica, il commercio, la medicina moderna, la refrigerazione, l’automazione e persino il primo sistema di scrittura senza disegni. Spiegano anche che la nostra dipendenza dalla birra e dalle altre bevande alcoliche influenza la vita delle persone da 200.000 anni. Ma c’è una cosa che non menzionano: fino a qualche tempo fa, erano le donne a produrre gran parte della birra distribuita nel mondo.

Quando pensiamo alla produzione di birra, spesso immaginiamo uomini barbuti e muscolosi intenti a mescolare il malto e a gestire i grandi calderoni. Tuttavia, la storia della birra è ricca di una figura spesso dimenticata: le brewsters (le donne birraie).

Fin dai tempi antichi, le donne sono state le protagoniste della produzione di birra in molte culture del mondo. Prima che la produzione di birra diventasse un’attività industriale, era un’arte domestica e familiare e le donne ricoprivano un ruolo fondamentale in questo processo.

Colonial Brewing

Gli archeologi collocano la nascita della prima bevanda fermentata (una miscela di frutta, miele e riso) a Jiahu, in Cina, intorno al 7000-5700 a.C. Questa scoperta ribalta la convenzionale versione degli storici, secondo i quali la prima bevanda a base di cereali sia stata preparata dagli antichi Sumeri.

Nonostante le opinioni discordanti sull’origine della birra, gli esperti concordano su una questione: la stragrande maggioranza degli antichi birrai erano donne.

Episode 37: The Decline of the Brewster — Lady Science

Mentre gli uomini erano a caccia, le donne erano fuori a raccogliere gli ingredienti di cui avevano bisogno per preparare altri cibi e bevande da abbinare alla carne di mammut lanoso o al mastodonte

afferma il dott. Patrick McGovern, archeologo biomolecolare dell’Università della Pennsylvania.

Le donne sumere producevano birra per cerimonie religiose e come parte della loro dieta quotidiana. Erano molto rispettate nella società sumera e servivano anche come sacerdotesse della dea della birra, Ninkasi.

I Sumeri credevano che Ninkasi, venerata come la dea della birra, sovrintendesse al processo di produzione e “lavorasse” come capo birraio degli dei, i quali avevano donato la birra agli umani per preservare la pace e promuovere il benessere. L’inno a Ninkasi rappresenta la più antica ricetta di birra mai scritta della storia.

La più antica ricetta della birra

Nata dall’acqua fluente

teneramente accudita da Ninhursag.

Avendo scoperto la tua città accanto al lago sacro,

Lei ha terminato di costruire le grandi mura per te, Ninkasi.

Tuo padre è Enki, Signore della creazione,

tua madre è Ninti, la Regina del lago sacro.

Tu sei colei che maneggia l’impasto con una grande pala,

mischiando nella cavità il bappir con dolci aromi.

Ninkasi, tu sei colei che maneggia l’impasto con una grande pala,

mischiando nella cavità il bappir con datteri e miele.

Tu sei colei che cucina il bappir nel grande forno,

che mette in ordine le pile di grani sbucciati.

Tu sei colei che bagna il malto sistemato sul terreno.

I nobili cani tengono distanti anche i monarchi.

Tu sei colei che inzuppa il malto in una giara,

l’onda cresce, l’onda cala.

Tu sei colei che stende l’infuso di malto cotto su larghe stuoie di canne.

La freschezza prevale.

Tu sei colei che con ambo le mani regge il grande dolce mosto di malto,

facendolo fermentare con miele e vino, Ninkasi.

Il tino per il filtraggio, che produce un suono piacevole,

tu lo sistemi in modo appropriato su una larga tinozza raccoglitrice.

Quando versi la birra filtrata dalla tinozza raccoglitrice,

è come l’avanzata impetuosa del Tigri e dell’Eufrate, Ninkasi.

Anche le donne babilonesi avevano un ruolo importante nella produzione di birra. Alcuni storici pensano che queste abbiano persino partecipato ai primi commerci, vendendo la birra e usando nuove forme di contabilità e scrittura.

Si pensa che siano stati i babilonesi ad aver introdotto la produzione di birra agli egiziani. Questi adoravano una dea della birra chiamata Tenenit e raccontavano storie sulla dea Hathor/Sekhmet che aveva salvato l’umanità dopo un’abbuffata di birra.

Inizialmente erano le donne egiziane a fare la birra in casa, ma successivamente gli uomini si sostituirono a loro quando la produzione aumentò.

Secondo l’ Ancient History Encyclopedia online, il faraone d’Egitto Cleopatra

perse popolarità verso la fine del suo regno più per l’introduzione di una tassa sulla birra (la prima in assoluto) che per le sue guerre con Roma, finanziate con la tassa.

Nella mitologia baltica e slava, Raugutiene è la protettrice della birra. Secondo una leggenda finlandese, una donna di nome Kalevatar ha portato la birra sulla terra mescolando miele e saliva d’orso. E mentre il folklore nordico attribuisce indirettamente a un uomo la birra, il defunto antropologo della birra Alan Eames scrisse nel 1993 che i veri norvegesi (alias vichinghi) permettevano solo alle donne di produrre l’aul.

Santa Ildegarda di Bingen fu una delle prime donne a promuovere l’uso del luppolo nella birra. Nel sedicesimo secolo, la scoperta del luppolo in Germania permise di bandire additivi pericolosi usati in precedenza. Queste leggi sulla purezza (Reinheitsgebot) hanno migliorato la sicurezza della birra, ma hanno anche reso il luppolo più costoso e difficile da ottenere.

Durante il Rinascimento si è diffusa una rappresentazione negativa delle birraie nella cultura popolare a causa della propaganda antistreghe (immagini di calderoni schiumanti e manici di scopa appesi fuori sulla porta per indicare la disponibilità di birra).

Nel 1700, le donne europee avevano smesso quasi completamente di produrre birra. Con l’avvento dell’industrializzazione, la produzione è diventata una questione commerciale e dominio degli uomini. Le donne sono state gradualmente escluse da questo settore e le brewsters sono scomparse dalla storia ufficiale della birra.

Ma negli ultimi decenni, le donne hanno iniziato a riaffermare questo ruolo, promuovendo la partecipazione femminile nel settore e creando nuove opportunità per le donne di diventare brewsters.

Oggi, molte donne sono impegnate nella produzione artigianale e nella gestione di birrifici indipendenti e lavorano per promuovere la diversità e l’innovazione nel mondo della birra. Inoltre, associazioni e gruppi di donne birrai si sono formati in tutto il mondo, offrendo supporto, networking e formazione per le donne che desiderano entrare nel settore.

La presenza delle donne nel mondo della birra non solo rappresenta un’opportunità per l’uguaglianza di genere, ma porta anche nuove prospettive e idee nella produzione e nel consumo della birra. Le donne brewsters stanno contribuendo alla creazione di nuovi stili di birra, all’utilizzo di ingredienti innovativi e alla promozione di una cultura birraia inclusiva.

È importante riconoscere e celebrare il ruolo delle donne nella storia della birra e incoraggiare la partecipazione femminile nel settore. Le brewsters sono tornate a rivendicare il loro posto e stanno dimostrando che il mondo della birra è aperto a tutti, indipendentemente dal genere.

Quello delle donne coinvolte nella produzione della birra è un numero che tende ad aumentare negli anni e, in generale, notiamo un interesse crescente nei confronti del mondo brassicolo

racconta Federica Felice, vicepresidente dell’associazione Donne della Birrarete che riunisce 137 appassionate e professioniste del settore, di cui 40 produttrici.

Fino a non molto tempo fa, era diverso: andava tutto in capo agli uomini.

Oggi, invece, ci sono tante donne che diventano figure di riferimento dei birrifici.

Basta dare un’occhiata alle aule di formazione: ci sono molte più donne sia ai corsi di beer sommelier sia nei corsi per birrai.

Ecco alcune delle professioniste più conosciute in Italia:

Giulia Bonacina, Birrificio DuLac, Galbiate (Lecco)
Elisa Lavagnino, Taverna del Vara, Torza (La Spezia)
Silvia Amadei, Agrilab, Campagnano di Roma (Roma)
Luana Meola, Birra Perugia, Perugia
Gemma Cruciani, Birrificio La Dama, Bedizzole (Brescia)