Le statuette della Venere: totem di sopravvivenza e non celebrazione della donna



Una nuova teoria sulle iconiche statuette di Venere ha suggerito che le sculture rappresentino il modo in cui il cambiamento climatico ha colpito gli esseri umani oltre 30.000 anni fa.

Le statuette di Venere sono statuette raffiguranti donne obese che, fino ad ora, si pensava fossero associate alla fertilità e alla bellezza. (Leggi qui)

Un recente studio pubblicato su “Obesity” ha invece suggerito che le statuine simboleggiano un totem di sopravvivenza in condizioni estreme.

A differenza delle sfide del riscaldamento globale che ci troviamo ad affrontare oggi, gli esseri umani di 14mila-38mila anni fa hanno lottato contro temperature più fredde a causa dell’avanzamento dei ghiacciai.

Ciò ha reso più difficile riuscire a soddisfare i propri bisogni nutrizionali e le popolazioni hanno assistito a un calo demografico.

Il dottor Richard Johnson, autore della ricerca e professore di medicina presso l’Università del Colorado, ha affermato che il grasso è una forma di energia immagazzinata e che può salvare la vita quando il cibo non è disponibile, soprattutto per le donne incinte:

I nostri studi suggeriscono che queste statuette non rappresentassero totem sessuali, o una rappresentazione del desiderio maschile, ma piuttosto come un mezzo per fornire forza alla maternità anche nelle situazioni più avverse.

I ricercatori hanno effettuato le misurazioni vita-fianchi e vita-spalle di tutte le statuette di Venere di cui siamo a conoscenza, ritrovate nel corso di centinaia di anni in tutta Europa e nella Russia occidentale.

Dopo aver confrontato le misurazioni con le posizioni geografiche relative al luogo di ritrovamento di ciascuna scultura, il team ha scoperto che le statuette più obese sono state trovate più a nord, vicino ai ghiacciai.

Venus figurines from Europe and the steppes of Russia (38,000 to 14,000 BP). (A) Venus of Dolni Vestonice, Czech, 26,000 BP. (B) Venus of Savignano, Italy, 24,000‐23,000 BP. (C) Venus of Zaraysk, Russia, 19,000 BP. (D) Venus of Abri Pataud, France, 21,000 BP. Photos via Wikimedia Commons.
(A) Venere di Dolni Vestonice, Repubblica Ceca. (B) Venere di Savignano, Italia. (C) Venere di Zaraysk, Russia. (D) Venere di Abri Pataud, Francia.

Più le statuette sono lontane dai ghiacciai, meno pronunciate sono le loro proporzioni corporee. Attraverso questi dati, i ricercatori hanno concluso che le statuette di Venere potrebbero rappresentare altro che non riguarda l’arte della fertilità:

I nostri studi sottolineano come il cambiamento climatico abbia probabilmente avuto effetti profondi sulla cultura e l’arte umana, e che la cultura, attraverso l’arte, abbia codificato comportamenti utili per la sopravvivenza.

Secondo William Haviland, professore emerito di antropologia presso l’Università del Vermont, che non è coinvolto nello studio, questa nuova teoria deve essere portata avanti:

Almeno si basa su dati reali, piuttosto che su pura speculazione.

Le statuette avrebbero scopi spirituali, simili a un amuleto portafortuna. Questo concetto specifico è noto come “magia simpatetica”, attraverso la quale un individuo può essere influenzato in modo soprannaturale da un oggetto che lo rappresenta.

Nel caso delle statuette di Venere, Johnson ritiene che venissero trasmesse da madre a figlia come auspicio di sopravvivenza durante l’inverno.

In futuro, Johnson spera di condurre ulteriori ricerche su come lo stress climatico abbia influenzato la cultura umana.

Un’idea a cui è molto interessato è quella di ricercare l’impatto dei cambiamenti climatici sulle migrazioni degli europei verso il Nord Africa nell’era glaciale.