Matthew Henson, il primo esploratore afroamericano sulla vetta del mondo dimenticato dalla storia



I think I’m the first man to sit on top of the world.

(Penso di essere il primo uomo che si sia seduto in cima al mondo.)

L’uomo che pronunciò questa frase al termine di un’epica impresa fu un esploratore statunitense che il 6 aprile 1909 raggiunse per primo il Polo Nord geografico.

Tuttavia, il merito di aver piantato la bandiera statunitense sulla vetta del mondo non andò al suo legittimo titolare, anzi il suo nome fu ben presto dimenticato dalla storia e non fu mai inserito, se non tardivamente, nell’elenco degli esploratori artici.

Esclusivamente per un’unica ragione: Matthew Henson era afroamericano.

Matthew Henson (centro)

Robert Peary non si trovava con lui lassù in cima al mondo, in quell’irripetibile momento: non riusciva più ad avanzare e fu costretto a fermarsi in un campo base a circa 8 km dal polo.

Eppure fu lui a ricevere il riconoscimento ufficiale dalla National Geographic Society, oltre al ringraziamento ufficiale del Congresso e a numerosi altri riconoscimenti da parte di società scientifiche europee e statunitensi.

Prima di incontrare Peary, Henson faceva il commesso in un negozio di vestiti a Washington.

Un giorno Peary entrò per comprare un copricapo, per proteggersi dal sole tropicale del Nicaragua.

Nel 1887 Peary, ufficiale ingegnere della Marina degli Stati Uniti, aveva ricevuto l’incarico di studiare la fattibilità di un canale in Nicaragua e, parlando con il giovane commesso, scoprì che il ragazzo, malgrado avesse appena 21 anni, aveva già trascorso quasi un decennio, come mozzo, a bordo di una nave mercantile.

Il comandante della nave, fra l’altro, gli aveva anche insegnato a leggere e scrivere. Henson era, agli occhi di Peary, il collaboratore perfetto per le sue esplorazioni, e lo assunse seduta stante.

Da quel giorno in poi, Henson diventò il braccio destro di Peary e lo seguì in ogni sua spedizione per i successivi 18 anni.

Henson sapeva parlare la lingua degli Inuit meglio di qualsiasi altro – cosa fondamentale per la sopravvivenza degli esploratori – sapeva costruire igloo, condurre le slitte e ad addestrare i cani con la tecnica propria degli Inuit.

Dopo quell’ultima spedizione, Henson trascorse i successivi trent’anni a lavorare nell’amministrazione delle Dogane degli Stati Uniti, un impiego ricevuto grazie al presidente Theodore Roosevelt.

Il suo contributo nella spedizione artica fu praticamente ignorato da tutti, tranne che dalla comunità afroamericana, nonostante l’uscita delle sue memorie, pubblicate nel 1912: A Negro Explorer at the North Pole.

Solo trent’anni dopo l’impresa, nel 1937, fu ammesso al prestigioso circolo di New York “Explorers Club”, e nel 1948 ne divenne membro onorario, titolo conferito a sole 20 persone all’anno.