Mia madre mi giudicava perché non ero magra

Quando avevo 13 anni, mia madre mi diceva:

Ti amo, Rebecca, ma non mi piaci.

Quella notte ho scritto

Odio mia madre

a caratteri cubitali seguiti da punti esclamativi a pagina intera nel diario che tenevo sotto il letto. Litigavamo da mesi, soprattutto per il mio corpo, il mio peso, il mio essere. Per la sua necessità di farmi diventare quello che nel suo immaginario era la figlia perfetta e per la mia rabbia nei suoi confronti perché non mi amava incondizionatamente. Ho trattenuto quella rabbia per molto tempo. Si è attenuata nel corso degli anni, ma è rimasta dentro di me.

Da quando ho memoria, mia madre è sempre stata a dieta. È cresciuta in un’epoca in cui le passavano il messaggio che il valore di una donna si misurasse attraverso la sua bellezza e il suo corpo. Le discussioni sui corpi delle donne, incluso il mio, sono state una parte integrante della mia vita fin da quando ho iniziato ad essere abbastanza grande per capire cosa significasse essere femmina. Per mia madre, la cosa peggiore che possa capitare a una donna è essere grassa.

Purtroppo, io finii per diventare quella “cosa peggiore”.

Una volta raggiunta la pubertà, ho cominciato a ingrassare. Mia madre era devastata. Ha fatto di tutto per cercare di farmi perdere peso mettendomi a dieta, istituendo vere e proprie “sessioni di pesatura” e provando ogni metodo, perfino “il bastone e la carota” (ndr. alternare le maniere buone a quelle cattive allo scopo di ottenere un determinato risultato).

Un giorno, quando ero alle scuole medie, mi ha beccata nel nostro seminterrato a mangiare biscotti. Invece di urlarmi addosso, come aveva fatto già altre volte in precedenza, mi ha abbracciata.

Rebecca, sto facendo tutto questo perché ti amo.

Sei bellissima, devi solo perdere peso.

Sei una ragazza intelligente, puoi farlo.

Basta controllarti.

Non posso

ho detto tra singhiozzi.

Puoi farcela. Te lo prometto. Ci vuole solo la forza di volontà.

Fidati di me, faccio questo da tutta la vita.

È difficile ma è importante. Devi farlo.

Ho giurato di provare a fare di meglio.

La ferma posizione di mia madre sull’importanza di essere magra ha creato una freddezza tra di noi e un profondo bisogno in me di reagire contro le sue regole, contro il suo amore condizionato, contro quello che pensavo mi stesse dicendo: non ti amerò se sei grassa.

Un sabato pomeriggio dello stesso anno la nostra cucina ha preso fuoco. Mia madre aveva dimenticato una padella con l’olio sul fornello. Quando l’allarme antincendio si è attivato, lei è corsa in cucina e, senza pensarci, ha afferrato la padella con la mano destra. L’olio rovente si è riversato sulla sua pelle, sciogliendola istantaneamente. Riuscivo a sentire le sue urla dal cortile. In uno stato di shock, sono rimasta paralizzata lì. Non sono corsa in cucina ad aiutare. Non ho pianto.

Nelle settimane successive, la medicazione sulla sua mano doveva essere cambiata ogni paio d’ore per drenare il pus. La osservavo da lontano, senza aiutarla e senza mostrare emozioni. Ero troppo distrutta per confortarla. Lei ha visto che le negavo il mio amore, ha sentito la mia resistenza. La distanza tra di noi è cresciuta.

Non ho mai raggiunto quel corpo magro che lei desiderava per me. Negli anni ho imparato ad accettare il mio corpo così com’era. Mi sono sposata, ho avuto figli e ho costruito una carriera nel settore legale presso un’organizzazione no-profit che ha dato un significato e uno scopo alla mia vita. In questo lasso di tempo, anche se il nostro rapporto ha continuato ad essere teso, ho continuato a cercare il suo amore. Avevo bisogno di lei. Avevo bisogno di mia madre.

Decenni dopo, durante una nostra conversazione telefonica, le ho chiesto se si ricordava quando siamo andate a pranzo prima del mio esame di guida e ho ordinato un’insalata Caesar senza condimento e senza crostini.

Il cameriere è tornato solo con un piatto di lattuga!

ho riso. Era una delle mie storie preferite: assurda, divertente, tragica.

Certo che me lo ricordo, era ridicolo

ha detto anche lei divertita.

Ero terrorizzata da te.

Ho aspettato che mi rispondesse qualcosa di divertente. Invece è rimasta in silenzio. Ho pensato che forse la linea si fosse interrotta.

Sei ancora lì?

ho detto.

Sai, avevo 22 anni quando ti ho avuta. Sono passata dalla casa dei miei genitori a quella di mio marito.

Non capivo molto della vita. Stavo facendo ciò che pensavo fosse giusto.

Ma so ora che quello che ho fatto a te è stato sbagliato. Mi dispiace tanto di averti ferita.

Sono rimasta senza parole, sorpresa dalle sue scuse.

Ha continuato con voce tremante:

Vederti in tutti questi anni vivere la tua vita così come l’hai fatto tu, mi ha insegnato cosa conta veramente, cosa significa essere una donna.

Sono così grata per questo.

Le ho detto che sapevo che stava facendo del suo meglio.

E non sono stata un tipetto facile

le ho ricordato.

Ti ho tormentata.

Ho reagito male.

Pensavo che tu non mi amassi.

Sei stata una bambina difficile!

Abbiamo riso, entrambe con le lacrime agli occhi.

Quella conversazione ci ha dato l’opportunità di iniziare a condividere i nostri rimpianti e il nostro dolore, cosa che continuiamo a fare. Io e mia madre ci videochiamiamo ogni giorno e anche se non parlo del mio peso, ascolto lei che parla del suo. È ancora molto importante per lei.

So che è sciocco e non importa, ma sono così felice quando perdo quei due chili!

e ride.

Recentemente, mentre parlavo con lei, ho accidentalmente rivelato la mia ansia per l’aumento di peso durante la pandemia. Improvvisamente, tutta la paura e il dolore di quella ragazza di 13 anni mi sono tornati in mente.

Non avrei dovuto parlare del mio peso. Per favore, non dire niente.

l’ho supplicata.

Mi ha guardata attraverso lo schermo dell’iPhone con tanto amore e un po’ di tristezza.

Rebecca, ti amo. Sei la cosa migliore della mia vita.

Non mi curo del tuo peso da decenni.

Sono così orgogliosa della donna che sei diventata.

Ho sentito il mio corpo che si rilassava.

Dopo aver sentito questa questione per anni e anni, sapevo che a lei ancora importava, ad essere sincera anche a me. Ma sapevo anche che lei riusciva ad amarmi completamente. Lottavo per accettare le imperfezioni del mio corpo, ma allo stesso tempo mi sentivo soddisfatta e felice di chi ero.

Mia madre continua a fare diete costantemente, ma invece di avere vergogna per il mio corpo e il suo, come aveva fatto per anni, ora prova tenerezza, amore e rimpianto per la distanza che la sua vergogna ha messo tra di noi in quegli anni.

Per quanto mi riguarda, a volte continuo a lottare per accettare il suo amore incondizionato, a crederci, ma sono enormemente grata e orgogliosa del rapporto che abbiamo instaurato. Il nostro complicato viaggio madre-figlia non è stato né facile né tranquillo, ma ne siamo uscite amandoci e accettandoci reciprocamente più di quanto entrambe ci aspettassimo.

 

di Rebecca Morrison