Il boom dello streaming e la pandemia hanno sconvolto lo scenario dell’industria musicale.
Ora i musicisti stanno facendo la fila per vendere i diritti d’autore delle loro canzoni.
Questa settimana Bob Dylan ha venduto tutte le sue canzoni alla casa discografica Universal Music per 300 milioni di dollari: un repertorio composto da più di 600 brani realizzati in quasi 60 anni di lavoro.
I diritti generano profitto ogni volta che i brani vengono sfruttati: radio, CD, riadattamenti, progammi TV, pubblicità e film.
Ma gli introiti che derivano dallo streaming attirano maggiormente l’attenzione degli investitori e alimentano la frenesia per gli acquisti dei cataloghi musicali.
Mark Mulligan, analista di MIDiA Research, ha affermato:
Il mercato degli accordi sull’editoria musicale è al suo apice.
Non c’è mai stato un momento migliore, potrebbe non esserci un momento migliore per un artista di successo degli anni ’70, ’80 e ’90 per vendere i propri diritti.
Questi accordi vengono conclusi a 17, 18, 19, 20 volte in più del loro valore.
Questo mese, Stevie Nicks, la cantante solista dei Fleetwood Mac, ha venduto una quota di maggioranza nel suo catalogo editoriale per 100 milioni di dollari alla Primary Wave. Anche altri artisti hanno venduto quest’anno, tra cui Barry Manilow, Blondie, Chrissie Hynde, Dave Stewart degli Eurythmics, i Killers e Imagine Dragons.
L’anno scorso, secondo MIDiA Research, sono stati spesi più di 4 miliardi di dollari per l’acquisto di cataloghi musicali. Questa cifra dovrebbe essere facilmente superata quest’anno.
Un ulteriore impulso per concludere rapidamente gli affari viene dall’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che mira ad aumentare in modo significativo le tasse sulle plusvalenze per i compositori le cui canzoni vendono per più di 1 milione di dollari.
La pandemia ha anche sconvolto l’economia della musica. Ha ucciso i concerti e i tour dal vivo, un mercato multimiliardario che costituisce la linfa vitale del reddito di molti musicisti, e ha indotto gli artisti più anziani a rivalutare le proprie opzioni.
Anche Dolly Parton , 74 anni, sta valutando la possibilità di vendere il suo catalogo per motivi di eredità: molti artisti sono morti senza aver sistemato adeguatamente gli affari.
L’accordo di Dylan evidenzia il divario commerciale che esiste tra gli artisti nell’era digitale: dallo streaming si ricava solo una parte delle royalty che spetterebbero, invece, con la vendita degli obsoleti CD.
In risposta all’accordo di Dylan, David Crosby ha twittato che anche lui sta per vendere i suoi diritti, ma per ragioni completamente diverse.
Lo streaming ha rubato i soldi dei miei dischi.
Ho una famiglia e un mutuo e devo prendermene cura, è la mia unica opzione.
Josh Gruss, amministratore delegato dell’editore musicale Round Hill, ha speso 650 milioni di dollari per acquistare 120mila canzoni. Il suo catalogo include artisti del calibro di Bruno Mars e Beatles:
Le valutazioni più elevate vanno alle migliori proprietà, agli artisti davvero iconici, e ce n’è una quantità limitata.
Il mese scorso, la cantautrice Nadina Shah ha rivelato che, nonostante il suo successo e la sua popolarità, guadagna così poco dallo streaming che riesce a stento a pagare l’affitto.
Merck Mercuriadis, il fondatore di Hipgnosis (azienda che cura la grafica delle copertine degli album), sostiene che
Abbiamo una “finestra” di due anni in cui arriveremo a investire tra i 2 e i 3 miliardi di sterline in cataloghi.
L’obiettivo è acquistare in questo frangente in cui le canzoni disponibili hanno prezzi interessanti.
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