Quel monello di mio fratello Zion e l’acqua della signora Bintu

Ehi, ragazzi! Finalmente vi do il benvenuto sul mio blog, frutto di un’idea che coltivavo da un po’ di tempo… Su questa piattaforma condividerò con voi un milione di storie: vi aggiornerò con chicche di gossip, humour, intrattenimento, bellezza, moda, stile di vita, pensieri, notizie e tutto ciò che accade di interessante in giro per il mondo e che possa in qualche modo allietare un istante delle vostre giornate.
Oggi, però, vorrei iniziare con una storia tratta dal mio bagaglio storico personale, un episodio della mia vita che risale a quando mi trovavo nel quartiere della mia infanzia.
Sono una persona con tanti pregi e ricco di qualità positive, ma il detto “che bella memoria che hai”, potrei dirvi con tanta umiltà che la mia memoria in alcune circostanze non è il meglio di me su cui poter contare.
Qualche giorno fa ho parlato al telefono con mio fratello e sono rimasto letteralmente sorpreso mentre rievocava tutte le “marachelle” della nostra giovinezza, molte delle quali faccio davvero fatica a credere che siano realmente accadute! 😊 Ma mi affido alla sua ottima memoria: grazie a lui, le buche sulla strada dei miei ricordi sono rattoppate dai suoi.
Mettetevi pure comodi e unitevi a me con la fantasia in questo giretto di “ritorno in AFRICA”!
C’era una volta in un paese dell’Africa occidentale, in un fatidico giorno molto caldo e fumante, un ragazzo molto bello ma testardo (il mio fratellino Zion!). Un giorno, come in tanti altri, ne combinò un’altra delle sue, di quelle cose che facevano perennemente esasperare mia madre e che le facevano desiderare che i miei fratelli assomigliassero in tutto e per tutto di più a me.
Aperta e chiusa parentesi: in effetti, sono stato proprio un bravo figlio (la la la la la….) e un bravo ragazzo, come tutt’ora.
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Comunque, quel giorno sento mia madre Grace che mi urla dalla disperazione: “Figlio, dove sei? Ti prego, vieni a dare un po’ di disciplina a tuo fratello, non mi ascolta per niente!
 
Vi chiederete come mai avesse chiesto proprio a me di “disciplinare” mio fratello; ve lo spiego subito. In Africa, in particolar modo da dove provengo io, il fratello maggiore è solitamente il membro del nucleo familiare che aiuta i genitori a gestire gli altri fratelli più piccoli, dall’accudimento nelle faccende quotidiane all’educazione.
Considerata la natura ribelle di mio fratello nei confronti di tutto ciò che può essere considerato “autoritario”, devo ammettere che questo fu proprio un “dovere” che svolsi con estremo piacere.
 
Incoraggiato e giustificato dal richiamo disperato di mia madre, corro alla volta di mio fratello in modalità “Hussein Bolt” e scateno le mie cosiddette “mazze e panelle, sculazoùn, batuda…” insomma, ci siamo capiti: una bella sculacciata!
 
Ma la grande maestria di mio fratello prende il sopravvento: sviene!
 
Scoppia il panico totale. Mia madre inzia a sbraitare: “Che hai combinato? Ti avevo chiesto di disciplinarlo, non di ucciderlo! Lo hai ucciso! Signore, sto per avere un infarto! Santa Maria Vergine!”
Conoscendo molto bene mio fratello, mi rendo subito conto che è tutta una messa in scena.
 
Stava solo cercando di accattivarsi le simpatie di mia mamma fingendosi morto. Infatti, le palpebre degli occhi gli tremavano per lo sforzo che stava facendo nel tenerle chiuse, in quel modo innaturale che sgami subito in certe scene di film girate male, in cui il tuo attore preferito crepa, ma il primo piano rivela palesemente uno stritolio di ciglia, e tiri un certo sospiro di sollievo, Insomma, ti rincuori che dopotutto è solo la scena di un film.
 
In più stava respirando e avevo notato anche una sorta di sorriso molto subdolo sul suo viso, della serie: ”Ora sono cavoli tuoi!” Aveva letteralmente giocato di rimbalzo!
 
Mentre cerco di spiegare a mia madre che sono innocente e che mio fratello ci sta provando ancora una volta a prenderci in giro, mi ritrovo a schivare una bella sberla materna per cui al posto di uno “Sbam!” il mio orecchio avverte solo uno spostamento d’aria, come uno Zuum! di motorino con a cavallo un ragazzetto neopatentato che vuole mettersi in mostra davanti alla sua ragazza.
Dopo questo unico vano tentativo, che sembrava avesse comunque appagato la rabbia di mia madre nei miei confronti, ci “concentriamo” su cosa fare per “riportare in vita” questo piccolo “criminale”.
 
Arriva in soccorso la vicina di casa, la signora Bintu, attirata dallo strepitio generale (Dio benedica quella signora, ovunque si trovi), con un pentolone colmo di acqua.
 
In quei posti avere a disposizione una pentola, o anche una sola ciotola di acqua, in casa è come avere tanti soldi sul conto corrente: l’acqua potabile è una scarsa ricchezza. Questa povera donna stava preparando il pranzo al suo bambino con l’unica porzione di acqua che aveva in casa, i tizzoni di legno per cucinare erano già belli ardenti, pronti per ospitare il famoso pentolone.
 
Ma la signora Bintu aveva deciso di sacrificare il suo bene prezioso per “salvare” la vita di un ragazzino.
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Ecco che con prontezza rovescia il pentolone, l’acqua atterra come uno scroscio sulla faccia di mio fratello che “incredibilmente” riprende vita. Ora, però, aveva un vero motivo per ritornare in vita: la potente inondazione gli aveva procurato un’ incredibile ostruzione nasale 😊 per cui il furbetto stava annaspando come in mezzo a un naufragio.
 
Salvo, si rialza più velocemente di come è caduto e se la dà a gambe levate davanti agli occhi esterrefatti dei presenti.
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Quel giorno è stata celebrata una nuova supereroina nel quartiere: la donna che con una pentola d’acqua aveva compiuto il miracolo di riportare in vita un bambino. Come avrei potuto smontare quel personaggio che l’intero quartiere aveva costruito? Solo io conoscevo la verità. Ma la mia verità non era la stessa che conoscevano gli altri, per cui io ero un criminale che voleva solo far piangere sua madre, e la signora Bintu era la salvatrice. Come avrei potuto dimostrare che, in realtà, non era una “miracolante” quando tutti avevano appena visto i suoi superpoteri in azione?
 
Non so se mia madre ricorda ancora quest’episodio; magari un giorno ci troveremo a riparlarne. Per ora preferisco di no, non voglio mettere in pericolo la vita della mia bella mamma Grace, come stava per succedere quel giorno. Considerata la sua età, non riuscirebbe più a rievocare Santa Maria con la stessa grinta di quell’istante!
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Morale della favola:
– Per diventare un eroe in un quartiere come quello in cui sono cresciuto è sufficiente avere una ciotola d’acqua in casa 😊
– Per far perdere a tuo fratello maggiore l’ambito status di “disciplinatore” basta fingersi svenuto.