La Somalia evoca spesso immagini di violenza e distruzione, ma una mostra fotografica nella capitale, Mogadiscio, si propone non solo di sfidare questa percezione, bensì anche di riformulare chi sta definendo quelle immagini.
Su un grande muro bianco all’interno di un hotel sono esposti una serie di ritratti di due fotografe somale: Fardowsa Hussein e Hana Mire.
È importante che le donne rivendichino lo spazio pubblico
dice Fardowsa.
Dice che quando gira per strada, gli uomini spesso le urlano contro, dicendole che dovrebbe starsene a casa piuttosto che mettersi in imbarazzo in pubblico.
Voglio che diventi del tutto normale per una donna come me andare in giro, filmare e scattare foto, senza la paura delle molestie o peggio.
La mostra, chiamata Still Life, nasce da un’idea di Sagal Ali, direttrice della Somali Arts Foundation (Saf), lanciata nel settembre 2020.
Dice che la fotografia in Somalia è considerata un mestiere da uomini
soprattutto quando si tratta di fotografia di strada.
Non ci si aspetta che le donne siano fuori a documentare la vita quotidiana, in un luogo dove la maggior parte delle persone è ancora impegnata a sopravvivere.
La creatività e la cultura sono state decimate da oltre 30 anni di conflitti in Somalia.
L’obiettivo di Saf è rilanciarli, dare alle persone spazio per respirare.
Vuole anche cambiare il modo in cui le persone sono viste e in questa mostra spera di sfidare l’opinione secondo cui le donne non possono realizzare opere d’arte altamente tecniche.
Sono attratta dallo sguardo femminile e dalle emozioni che le foto evocano in me.
Non credo che queste foto possano essere scattate da uomini
dice Ali.

Ho scattato questa foto vicino alla città sud-occidentale di Hudur
dice Fardowsa.
L’allevamento di cammelli è la cosa più bella che si possa vedere.
I ragazzi hanno il compito di portarli nella boscaglia per il pascolo. Due ragazzi devono accudire fino a 50 cammelli e talvolta sono via per sei o sette giorni senza acqua.
I somali dicono che questo sia il lavoro più difficile che si possa fare, ma anche il più gratificante poiché i cammelli sono così preziosi nella nostra cultura.

Ero su un risciò a Mogadiscio quando ho visto queste due ragazze
dice Hana.
Sono saltata fuori dal veicolo e loro non avevano idea che stessi scattando una foto.
In seguito, ho mostrato loro l’immagine, l’adoravano.

Questa foto di una donna in mare è l’immagine preferita di Fardowsa.
C’era una bellissima quiete in lei, nonostante il trambusto tutt’intorno a lei
spiega.
Fardowsa dice che il fatto che anche lei indossasse un hijab ha messo la donna a suo agio, dandole l’opportunità di catturare questo momento intimo.

Ha anche immortalato due bambine che condividono un momento vicino all’acqua, giocando a schizzarsi i piedi e le mani.

Awais adora questa foto
dice Hana.
Ha un’anima così gentile.
Mi ha detto che è la prima fotografia che abbia mai avuto di se stesso.
Affronta ogni sorta di discriminazione.
Hana ritiene che sia importante mostrare quanto sia diversificata la Somalia.
Troppo spesso le persone pensano che i somali siano solo una tribù, che parlano tutti la stessa lingua.
Ma questo non è vero.

Questa immagine è stata scattata all’interno di una moschea ad Hamar Weyne, uno dei quartieri più antichi della capitale, durante la festa dell’Eid al-Fitr.
Una donna si alzava in piedi mentre altre si inginocchiavano e pregavano, un ventilatore le faceva svolazzare le vesti arancioni in modo che sembrassero le vele di una nave
dice Hana.

Hana ha scattato anche questa foto ad Hamar Weyne, tra le sue strade strette e tortuose e l’architettura in stile arabo.
Questo è uno dei miei posti preferiti di Mogadiscio per fare foto.
Ho visto quest’uomo che camminava e mi è subito piaciuto quello che indossava.
Gli ho chiesto se potevo scattargli una foto e lui ha risposto che ne sarebbe stato felice.

Questa è la foto preferita di Hana.
Ero nell’antico quartiere di Shangani.
Anche se ho visto il trauma della guerra negli edifici, mi ha ricordato i miei genitori e mi ha rievocato i loro ricordi felici di quella città un tempo bella ed elegante.
Hana spiega di essersi immedesimata nel ragazzino che guardava il mare.
Pensavo di essere io.
Rappresentava la bambina dentro di me.

Le due fotografe ritengono che per troppo tempo gli occidentali hanno dominato la narrativa della Somalia, presentandola come il paese più pericoloso del mondo, dilaniato da guerre, malattie e carestie.
Dicono di voler prendere il controllo della storia della Somalia, per presentare un ritratto più completo e più giusto della vita nel paese.
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