COSTA D’AVORIO. Quattro italiani sono stati condannati per traffico di cocaina, associazione a delinquere, possesso illegale di armi e riciclaggio di denaro.
Erano stati arrestati a giugno 2019 ad Abidjan (la capitale della Costa d’Avorio) all’interno di un’operazione condotta in collaborazione tra la polizia ivoriana, francese, italiana e brasiliana, denominata Spaghetti Connection.
Le indagini sono iniziate nel settembre 2018 con il sequestro di 1.2 tonnellate di cocaina nel porto brasiliano di Santos.
In questo modo, gli investigatori sono riusciti a risalire agli italiani che gestivano un piccolo ristorante nella capitale ivoriana. Ad incastrarli è stato il giro di affari dichiarato che non rappresentava le reali potenzialità commerciali dell’attività.
Secondo quanto emerso dall’inchiesta, i veri destinatari degli stupefacenti sudamericani erano le cosche criminali attive sul territorio italiano.
Il viaggio della droga ha inizio in America latina e si dipana su una rotta conosciuta con il nome di “Highway 10”, la stessa rotta intrapresa dai contrabbandieri di schiavi dal XVI secolo.
Successivamente, la merce passa in Africa, che nel corso degli ultimi anni è diventata un centro di smistamento di prodotti di contrabbando a causa dei minori controlli e dell’alto tasso di corruzione delle forze dell’ordine.
La traversata continua con il dirottamento della “roba” nel mercato europeo, dove viene acquistata dalle organizzazioni criminali.
Una buona fetta viene anche venduta “in loco”, spesso come ricompensa pecuniaria per gli addetti ai lavori. Il ricatto sulla droga è un espediente che consente di ottenere compensi aggiuntivi in un paese in cui gli stipendi delle forze armate sono praticamente irrisori.
Gli italiani dovranno scontare 20 anni di carcere e pagare delle multe per un totale di circa 150mila euro.
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