Thridarangar, il faro arroccato sulla roccia tra le onde selvagge dell’Islanda

Nell’immaginario collettivo i fari sono avvolti da un’aura romantica che è stata spesso evidenziata in letteratura, ma allo stesso tempo evocano sensazioni contrastanti di fascino intramontabile misto a malinconia e solitudine.

William Shakespeare scrisse:

Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai; amore non muta in poche ore o settimane, ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.

Secondo lo scrittore Ugo Ghiron il faro

Sta tutta la notte a spiare lontano sul mare, pupilla di fuoco che fissa nel buio sfavilla.

Si spegne, s’accende, ancora si spegne, più viva risplende.

E ce ne sono tanti altri e altri ancora……….

Quando cala il sole, il faro isolato in mezzo al mare che contrasta le onde emette una luce di speranza nel buio della notte. È un segnale sicuro per i naviganti, anche se molti fari sono ormai disabitati e la figura del guardiano è destinata a scomparire con il sopravvento delle tecnologie.

La maggior parte dei fari poggiano le loro fondamenta sulla costa. Altri si trovano sui monti poco distanti dal mare. Ce ne sono alcuni che sorgono sugli scogli, sugli isolotti o in mare nelle zone dove ci sono i bassi fondali. E poi c’è un faro molto particolare proprio per la sua posizione: il faro Thridarangar.

Questo faro sorge a un’altezza di 36 metri su uno scoglio roccioso, situato nell’Oceano Atlantico settentrionale, nelle Isole Westman a circa 10 km dalla costa islandese.

Il suo nome in islandese significa “tre rocce” perché si trova sul più alto dei tre speroni rocciosi che costituiscono questo piccolo gruppo di faraglioni.

L'incredibile faro costruito su uno scoglio alle Westman Islands

L’affilatissima guglia di roccia lo rende il faro più inaccessibile e isolato al mondo, raggiungibile unicamente in elicottero.

Ma per realizzarlo, nel 1939, non venne utilizzato un elicottero: fu aperta una via nello sperone di roccia, fino alla sua cima.

Come racconta un testimone oculare:

Coinvolgemmo tre scalatori esperti, tutti provenienti dalle Westman Islands. Poi ci facemmo prestare trapani, martelli, catene e morsetti per mettere queste ultime in sicurezza. Quando arrivarono in alto, scoprirono che non c’era alcun appiglio per raggiungere la vetta dello scoglio. Così, uno si mise in ginocchio, il secondo gli salì sulle spalle e il terzo lo fece a sua volta. Per me fu una grande emozione assistere a quell’impresa.

Ecco perché si rese necessario costruire anche una piccola piattaforma per l’atterraggio.

Il faro Thridarangar

Quando la natura si impegna per rendere le cose molto, molto difficili, l’uomo può compiere grandi imprese.